Dico a me stessa che le cose piccole sono grosse e quelle grosse sono piccole, che le vene scorrono come fiumi e i peli crescono come erba e per uno scarabeo una chiazza di muschio è come una foresta, e dallo spazio le forme dei continenti e le nuvole della terra sono come i colori di una biglia. Penso a come l’esterno di una nebulosa di ossigeno e idrogeno somiglia allo schizzo di una gocciolina di latte che cade, con le estremità che si sollevano a corona. Penso alle immagini di rocce e polvere e galassie nello spazio e non sembrano altro che fiocchi di neve in una bufera, e i buchi neri sembrano perle in contenitori profondi, i superammassi di galassie sembrano bolle di bagnoschiuma: sembrano favi, cellule di una foglia, il reticolo sul naso di un bombo. Che le volute di una nebulosa e gli anfratti di un fuoco che brucia emettono la stessa luce che a guardarla scalda gli occhi e li fa lacrimare. […] E allora so che sono enorme e sono piccola, che vado avanti per sempre e me ne sono andata in un momento, che sono giovane come un topolino appena nato e vecchia come l’Himalaya. Sono immobile e giro su me stessa. E se sono polvere allora sono anche polvere di stelle.
Grace McCleen, Il posto dei miracoli